Tra i mille modi in cui è possibile definire la Fotografia difficilmente riesco ad esprimerne uno che mi rappresenti sempre e comunque.
Arte di catturare la luce, esercizio di fisica ottica applicata, arte figurativa ed espressiva, strumento di comunicazione intuitiva. Tutto questo può in qualche modo combinarsi, quasi ciascuna definizione fosse una nota musicale da fare interagire con le altre a seconda degli stati d’animo, delle inclinazioni, dei “perché” di ciascun fotografo, estensore e pure interprete del suo spartito, fatto di bianchi e neri, di toni e sfumature, ombre e luci.
La mia Fotografia è un medium, un canale per comunicare una necessità, intima e spontanea, un modo di raccontarsi attraverso uno specchio, l’obiettivo della fotocamera, quasi che il mirino fosse un portale dimensionale, capace di traslarmi in una terra ai confini della percezione, nella quale, tuttavia, ritrovare il senso di quello che accade nella “vita reale”. E mi permette di rubare frammenti di questa realtà per trasfigurarla, in una sintesi creativa di nuovi significati, senza tradirne la natura indicale, ma usandola per ricercare un senso diverso delle cose, alternativo anzitutto al mio stesso sentire razionale.
Ma la Fotografia è anche esercizio, stimolo continuo alla capacità di osservazione, che presto diventa esigenza, prerogativa irrinunciabile di una mente che vuole ad ogni momento indagare cosa si celi dietro la scena che si presenta innanzi, a volte sfrontata, a volte timida e discreta. Spesso si discute del famoso “occhio del fotografo” per intendere quella naturale vocazione alla composizione di scene dense di significato, che nella frazione di un secondo si formano arrangiando soggetti, piani e geometrie, in un gesto quasi compulsivo, autonomo. Ecco, ogni composizione per il fotografo è un’occasione, che a volte si sfrutta e più spesso no, ahimè, ma che sviluppa una storia, breve e intensa, della quale difficilmente ci si dimentica, tanto da spingerci a tornare sul luogo del flirt, per cercarla, catturarla e, infine, raccontarla.
La Fotografia è ricerca. La ricerca di un significato, di un perché, di un modo per raccontare un’emozione altrimenti inesprimibile. La sorte a cui ogni fotografo aspira è quella di convertire la ricerca in ritrovamento, la realizzazione del sé. Come il poeta secerne i suoi versi per sanare le ferite inferte dall’intelletto (cit. dai “Frammenti” di Novalis, 1800), così il fotografo usa la scena reale per farne altro, tradirne l’immagine per svelarne un altro possibile significato, cos’altro possa voler dire. Ed è così che ogni progetto, ogni racconto, ogni serie fotografica si trasforma in un percorso verso una trasmutazione, in vista di una nuova avventura, in una nuova vita.